tag:blogger.com,1999:blog-53270063421142098612024-02-08T11:19:32.616+01:00FREE SOUL AROUND THE WORLDChiarahttp://www.blogger.com/profile/11238880075797672155noreply@blogger.comBlogger16125tag:blogger.com,1999:blog-5327006342114209861.post-68785609082595461392015-07-11T22:20:00.004+02:002015-07-11T22:20:57.383+02:00il tempo dei cactus<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<br />
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
"<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: 13pt;">I
cactus fioriscono raramente, e quando lo fanno, quando spuntano quei
fiori giganteschi, il tempo mi sembra più prezioso che mai. Li puoi
fotografare quanto vuoi, ma il profumo, la loro forza, la bellezza
ammaliante delle loro forme di notte, sono tutti particolari
destinati a scomparire. Nell'arco di poche ore i boccioli si aprono e
si richiudono. L'apertura è generosa, è un regalo. Guardando quello
spettacolo mi si stringe il cuore... Poco alla volta comprendo il
vero significato del tempo. Comunque si voglia mettere esiste solo
l'oggi.”</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 13pt;"><br /></span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: right;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 13pt;">Banana Yoshimoto Il dolore, le ombre, la magia</span></span></div>
</div>
Chiarahttp://www.blogger.com/profile/11238880075797672155noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5327006342114209861.post-44080654255349950782015-05-06T22:12:00.000+02:002015-05-06T22:12:54.946+02:00tela<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
perché poi ti fai prendere da quella incessante emozione di scoprire. da quella voglia di vivere intensamente ogni sentimento. dal bisogno di riscoprire i lutti.<br />
e non ti fermi. non riesci a fermarti. a volte il panico si dirama nel tuo corpo seguendo reti invisibili, vene varicose, nei deformi.<br />
no, non riesci a fermare quel dolore che senti. è troppo forte, pulsa sotto un tessuto di tela che vorrebbe mettere a tacere ogni dubbio, ogni perplessità.<br />
ma resta lì. pulsa finché un giorno non esploderà. vedrai la tela lacerarsi sotto i tuoi occhi e non potrai farci nulla. ti sarà concesso solo di guardare impotente il mondo davanti a te.<br />
ora è il tuo momento, vivi.</div>
Chiarahttp://www.blogger.com/profile/11238880075797672155noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5327006342114209861.post-33735751703212090562014-02-17T23:43:00.001+01:002014-02-17T23:43:18.323+01:00Come mi sento.<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
Mi sento fragile. Sono seduta dentro una bolla di sapone sospesa nell'aria, aggrovigliata su me stessa. E' una bolla di sapone che ho costruito con tanta fatica. L'ho costruita per rifugiarmici. Sì, perché sto vivendo in un mondo che non mi piace. Un mondo che cerco di cambiare a mio modo. Ma delle volte è troppo difficile. Troppo doloroso. Così scappo. Scappo nella bolla. E lì rimango. Immobile.<br /><br />Quando comincio ad aprirmi nuovamente al mondo, la bolla scoppia. E io comincio a precipitare senza sosta. Non arrivo mai da nessuna parte. Precipito e basta. E mentre precipito con grande fatica comincio a creare una nuova bolla, perché quello è l'unico modo che ho per porre fine alla caduta.<br /></div>
Chiarahttp://www.blogger.com/profile/11238880075797672155noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5327006342114209861.post-70350915824863053192014-01-02T18:24:00.002+01:002014-01-02T18:24:47.757+01:00vuoto<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div style="text-align: justify;">
Ho letteralmente bisogno di vomitare tutto quello che ho dentro. Di svuotarmi dai pensieri, dai problemi dalle sensazioni di inadeguatezza e stordimento.<br />Sogno di saltare sui prati e dormire sulla cima di una collina. Sogno di rompere un vetro e di raccoglierne i mille pezzi in cui si è frantumato. Con calma e pazienza. Uno per volta. Viaggio nel tempo e guardo la mia vita scorrere fino ad arrivare all'oggi. Non riesco a pormi delle domande. Non riesco a capire cosa sto provando. Una molecola di straniamento sta percorrendo il mio corpo in ogni suo centimetro. Parte dalle dita delle mani e non riesco a fermarla in alcun modo. Per scorrere utilizza vene e nervi. Li sta infettando. Voglio trovare il modo di farla uscire. Ma la molecola imperterrita rotola. Sì perché è rotonda. <br />Allora decido di ignorarla. Penso all'equilibrio. Immagino di camminare su un filo molto sottile a circa trecento metri di altezza dal suolo. Il filo è come l'arcobaleno. Non riesco a capire cosa ci sia ai suoi estremi. Dov'è legato? E con cosa? Io sono nel mezzo, in qualche modo ci sono finita nel mezzo. Ma non ricordo come. Non lo so. Smetto di chiedermelo e cerco di concentrarmi sui miei piedi e sul filo. Così ricordo di avere un piede rotto. La cosa si fa complicata, ma voglio riuscirci. </div>
<div style="text-align: justify;">
Cado. Nel vuoto. </div>
</div>
Chiarahttp://www.blogger.com/profile/11238880075797672155noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-5327006342114209861.post-33673751125465641622013-10-23T20:32:00.001+02:002013-10-23T20:32:10.054+02:00Ipazia<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
<span style="background: white; color: #222222; font-family: Verdana;">Di tutti i cambiamenti di lingua che deve
affrontare il viaggiatore in terre lontane, nessuno uguaglia quello che lo
attende nella città di Ipazia, perché non riguarda le parole ma le cose.<span class="apple-converted-space"> </span>Entrai a Ipazia un mattino, un
giardino di magnolie si specchiava su lagune azzurre, io andavo tra le siepi
sicuro di scoprire belle e giovani dame fare il bagno: ma in fondo all’acqua i
granchi mordevano gli occhi delle suicide con la pietra legata al collo e i
capelli verdi d’alghe.</span><span style="background: white; color: black; font-size: 13.5pt;"><br />
</span><span style="background: white; color: #222222; font-family: Verdana;">Mi
sentii defraudato e volli chiedere giustizia al sultano. Salii le scale di
porfido del palazzo dalle cupole più alte, attraversai sei cortili di maiolica
con zampilli. La sala nel mezzo era sbarrata da inferriate: i forzati con nere
catene al piede issavano rocce di basalto da una cava che s’apre sottoterra.<br />
Non mi restava che interrogare i filosofi. Entrai nella grande biblioteca, mi
persi tra scaffali che crollavano sotto le rilegature in pergamena, seguii
l’ordine alfabetico d’alfabeti scomparsi, su e giù per corridoi, scalette e
ponti. Nel più remoto gabinetto dei papiri, in una nuvola di fumo, mi apparvero
gli occhi inebetiti d’un adolescente sdraiato su una stuoia, che non staccava
le labbra da una pipa d’oppio.<br />
- Dov’è il sapiente? - Il fumatore indicò fuori dalla finestra. Era un giardino
con giochi infantili: i birilli, l’altalena, la trottola. Il filosofo sedeva
sul prato. Disse: - I segni formano una lingua, ma non quella che credi di
conoscere -. Capii che dovevo liberarmi dalle immagini che fin qui m’avevano
annunciato le cose che cercavo: solo allora sarei riuscito ad intendere il
linguaggio di Ipazia.<br />
Ora basta che senta nitrire i cavalli e schiocchiate le fruste e già mi prende
una trepidazione amorosa: a Ipazia devi entrare nelle scuderie e nei maneggi
per vedere le belle donne che montano in sella con le cosce nude e i gambali
sui polpacci, e appena s’avvicina un giovane straniero lo rovesciano su mucchi
di fieno o di segatura e lo premono con i saldi capezzoli.<br />
E quando il mio animo non chiede altro alimento e stimolo che la musica, so che
va cercata nei cimiteri: i suonatori si nascondono nelle tombe; da una fossa
all’altra si rispondo trilli di flauti, accordi d’arpe.<br />
Certo anche a Ipazia verrà il giorno in cui il solo mio desiderio sarà partire.
So che non dovrò scender al porto, ma salire sul pinnacolo più alto della rocca
ed aspettare che una nave passi lassù. Ma passerà mai?<span class="apple-converted-space"> </span>Non c’è linguaggio senza inganno.</span><span style="color: black; font-size: 13.5pt;"><o:p></o:p></span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-width: 0px; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; orphans: auto; text-align: start; widows: auto; word-spacing: 0px;">
<br /></div>
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<i><span style="background: white; color: #222222; font-family: Verdana;">da Italo Calvino, Le
città invisibili</span></i><span style="color: black; font-size: 13.5pt;"><o:p></o:p></span></div>
Chiarahttp://www.blogger.com/profile/11238880075797672155noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-5327006342114209861.post-63184923980589967132013-04-30T00:17:00.000+02:002013-04-30T13:31:09.514+02:00persian surgery dervishes<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Ascoltando musica esploro nuovi
orizzonti. Mi lascio trasportare dalle note che in successione si
alternano rasentando la follia. Non ci sono parole dette, scritte,
ripetute. Pura strumentalità. È così anche la mia anima in questo
momento. Sento il bisogno di esprimermi con i suoni, senza parole che
implichino un significato che possa essere configurato in forme
conosciute. Niente riferimenti a soggetti realizzati, realizzabili o
anche solo concepibili. No. Ho bisogno di altro. Voglio scatenare
nuove forme e nuovi contenuti dentro di me. Voglio avere il coraggio
di affrontare un nuovo cosmo, di esplorare un nuovo pianeta,
conoscerne gli astri, le lune, le cavità più profonde. Anche quelle
più difficili, più ostiche e oscure. Voglio scalarne le vette più
alte, sentire le vertigine invadere il mio corpo. Respirare l'aria di
questo nuovo posto. Spaventarmi per il mancato controllo, liberare
l'ignoranza per poterla plasmare e colmare e ancora imprigionarla
dentro di me, conservandola con gelosia per il prossimo viaggio.</div>
</div>
Chiarahttp://www.blogger.com/profile/11238880075797672155noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5327006342114209861.post-52934587868336451472013-04-29T22:40:00.001+02:002013-04-29T22:42:32.090+02:00Passa la stagione della pioggia e ritorna. Passano gli uragani e ritornano. Passa la notte e ritorna. L'eterno ritorno delle cose. Noi ci spegniamo a poco a poco, frammenti che si dissolvono nel corso dei giorni. L'unica mia via di scampo è scrivere, e scrivere tutto. Scrivere delle viscere e della solitudine. Scrivere come se l'anima si assentasse in un tentativo di fuga senza ritorno. Come se fosse l'unica cosa realizzabile, l'espiazione della condanna. Scrivere come se le ossa si stessero riducendo in polvere; piccole particelle che nel cambiare stato svanissero. È come se l'unico modo di fermare il tempo, l'unico modo ammissibile di limitare questo ridursi in polvere, fosse la scrittura. L'orologio che segna i minuti e tu consapevole che, nel preciso istante in cui la mano si fermerà, tutta la sua carne cadrà per terra, ineluttabilmente.<br />Scrivere tutto: il trascorrere delle ore e il respiro. Scrivere i lessemi e i morfemi, iperboli e parabole, e i cateti e le ipotenuse (la somma dei quadrati costruiti sui cateti è uguale al quadrato costruito sull'ipotenusa, c.v.d.). Scrivere il nonsenso dei sensi apparenti. Il buio che non si vede. Il silenzio in mezzo alla confusione. Il riso come reazione alla paura, e la paura come reazione all'incapacità di ridere. Scrivere che ti alzi ogni giorno sapendo che dentro ti stanno morendo cellule ed è come una morte in differita; e devi allontanarti e fare qualcosa, o fare come se niente fosse e aspettare. Scrivere come se fosse l'unica conferma che sei stato qui.<br /><br />da La viaggiatrice di Karla Suarez<br />Chiarahttp://www.blogger.com/profile/11238880075797672155noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5327006342114209861.post-34814243453376101302013-01-13T21:57:00.002+01:002013-01-13T21:57:47.997+01:00ovunque non basta<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<style type="text/css"><!--
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-->
</style>
<br />
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Guardo un posto e lo vivo. Poi mi giro
e vedo nitidamente come quello stesso luogo venga vissuto da una
persona esterna, sconosciuta.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Il luogo che per me è prigione,
devianza dell'essere, costrizione socioculturale, rinnegazione del sé
per uno sconosciuto può significare chiarezza, respiro, calma, fuga,
tranquillità, sfogo, martirio.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
E io non lo percepisco perché sono
troppo presa dalla disillusione, dagli automatismi, dai miei
sentimenti, dalla voglia di evadere, dal pensiero di leggere,
dall'anarchia di poter scegliere.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Poi apro gli occhi e mi rendo conto che
quel luogo è un rifugio per molti. Un rifugio per vite forse
monotone, forse difficili. Persone con un lavoro che disprezzano. Una
lavoro che non rappresenta il loro essere, da cui non riescono a
trarre soddisfazioni e gratificazioni. Persone che non hanno un
lavoro da cui distaccarsi. Un lavoro che determini cosa sono e cosa
non sono. Cosa vogliono essere o cosa no. Per definirsi c'è davvero
bisogno di sapere cosa non siamo? Ma di chi stiamo parlando. Di me o
di loro? Forse ci sentiamo allo stesso modo. E se io mi rifugiassi
nei loro uffici o sulle loro scrivanie potrei forse sentirmi meglio?</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
A volte basterebbe essere ovunque ma
non in quel luogo. A volte invece no. Ovunque non basta.
</div>
</div>
Chiarahttp://www.blogger.com/profile/11238880075797672155noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5327006342114209861.post-55396592402456617862012-11-17T15:28:00.001+01:002012-11-17T15:28:34.544+01:00donne.<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Ho appena terminato la lettura del libro "Se questi sono gli uomini" di Riccardo Iacona e sono ancora sotto shock... Iacona
descrive con estrema lucidità e stupore una violenza maschile figlia
di una società malata, distorta che considera le donne come oggetti
di proprietà.. una società che si autoproclama civile e avanzata,
ma che in realtà sotto una “rispettabile” superficie di parole
nasconde quintali di marciume. All'interno di questa società
moltissime donne devono continuamente difendersi anche solo per
sopravvivere.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Affermare la propria personalità, il
proprio esserci è già un traguardo successivo che da molte non
verrà mai raggiunto.. Spero che un giorno non ci sarà più nessuno
che consideri la gelosia una cosa giusta, un pretesto per tirare un
ceffone, per chiudere a chiave una porta, per tarpare le ali... Spero
che un giorno essere donna non comporti più un rischio.. Spero che
sempre più numerose saranno le denunce... ma soprattutto che queste
denunce trovino un seguito nell'iter giudiziario,<span id="goog_2027982740"></span><a href="http://www.blogger.com/"></a><span id="goog_2027982741"></span> legislativo e di protezione.. e
infine spero che non ci siano ulteriori tagli a quelle fondazioni che
ogni giorno si prodigano di accogliere e aiutare le donne in pericolo
donando loro la possibilità di rifarsi una seconda vita.. la
possibilità di ricominciare.. proprio dal rispetto verso se stesse.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<a href="http://www.anobii.com/books/Se_questi_sono_gli_uomini/9788861903234/01bc0e7e0c497f76e3/" target="_blank">http://www.anobii.com/books/Se_questi_sono_gli_uomini/9788861903234/01bc0e7e0c497f76e3/</a> </div>
</div>
Chiarahttp://www.blogger.com/profile/11238880075797672155noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5327006342114209861.post-19797442026598040162012-10-29T22:32:00.001+01:002012-10-29T22:32:24.715+01:00letting my mind ...<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
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</style>
<br />
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Lascio la mia mente viaggiare senza
nessuna costrizione, senza nessuna regola da seguire. Mi lascio
trasportare da pensieri liberi che sollevano l'animo. Potrebbero
turbare la realtà se si trasformassero in azioni concrete.
Potrebbero portarmi a una vita completamente diversa da quella che
sto seguendo. Ma sono pensieri. E la loro potenza consiste proprio in
questo. Nell'offrirti una realtà alternativa sempre pronta ad
emergere. Nell'essere una incredibile possibilità, una scelta
fattibile ma</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
non obbligata. Una dimensione parallela
in cui rifugiarsi in cui provare sempre emozioni forti, anche quando
la realtà si fa difficile oppure un po' noiosa. Quando gli eventi
quotidiani ci stufano o gli affetti ci confondono.</div>
</div>
Chiarahttp://www.blogger.com/profile/11238880075797672155noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5327006342114209861.post-4918655710547699162012-09-30T04:50:00.000+02:002012-09-30T04:50:46.167+02:00errare humanum est<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
In questa notte insonne cerco di raggruppare i miei pensieri, di trovare un filo rosso che li possa riunire formando un qualcosa di compatto, che abbia una sua coerenza forse. Ma è inutile non ci riesco. I miei pensieri in questo momento sono come dei trattini posti uno vicino all'altro ma senza un consequenzialità, senza una logica.<br />
Mi faccio domande sull'errare. Non mi ero mai soffermata troppo sul doppio significato di questa parola. Errare come sbagliare. Errare come vagare.<br />
Trovo discriminante che vagare possa essere confuso con sbagliare. Eppure sono proprio queste le parole che rimbalzano nella mia testa e mi rendono insonne. <br />
Errare humanum est. Per cui "Ingannarsi in un’opinione, sbagliare in ciò che si crede o si afferma" e "Andare qua e là senza direzione o meta certa" (treccani) sono azioni umane. Entrambe.<br />
Eppure anche il significato di vagare è viziato da un costrutto sociale. Cioè perché non avere una meta, ma semplicemente viaggiare per cercarla è considerato strambo, inutile?<br />
E perché sbagliare pesa su di noi come un macigno, portandoci a volte a toccare il fondo, non sempre per risalire?<br />
E come faccio a sapere se ho sbagliato io oppure abbiamo sbagliato in due, oppure se stiamo ancora sbagliando? Quando arriverà il momento lo capirò forse. O forse quel momento è già arrivato.<br />
</div>
Chiarahttp://www.blogger.com/profile/11238880075797672155noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-5327006342114209861.post-10734083499912248952012-09-25T23:27:00.001+02:002012-09-25T23:27:55.977+02:00<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
è tornata. all'improvviso e senza avvisarmi. e questo la rende unica. speciale. è la voglia di scrivere, di esprimermi attraverso le parole. sorrido. sì sorrido perché è passato troppo tempo dall'ultima volta in cui ho percepito questa felicità e questo fluire di parole che passa direttamente dalla mia testa alle mie dita. con naturalezza. Ben tornata.</div>
Chiarahttp://www.blogger.com/profile/11238880075797672155noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5327006342114209861.post-48444079228020596922011-08-11T22:53:00.004+02:002011-08-11T23:00:53.732+02:00driiiiiinè come se all'improvviso mi fossi svegliata e avessi realizzato il luogo e il tempo della mia fisicità e della mia spiritualità. sono all'interno di un percorso molto preciso che non so ancora dove mi condurrà. e io mi posso figurare quasi come in un videogioco su una strada sterrata che rappresenta il mio percorso. ogni tanto mi sollevo da quella strada raggiungendo la dimensione dell'assurdo, la dimensione del surreale. ma è proprio grazie a questa estraneazione che ho potuto accorgermi di tutto il resto. del perché di certi avvenimenti che si susseguono. del perché del movimento di certe cose. cammino e continuo a farlo. spesso dritta a volte come un gambero. ma non è negativo. mi permette di cambiare la mia prospettiva, il mio punto di vista non è più unico, congelato in un margine. no. è uscito dal guscio di protezione per esplorare una nuova strada.Chiarahttp://www.blogger.com/profile/11238880075797672155noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5327006342114209861.post-1440230766709162522011-02-26T17:40:00.003+01:002011-02-26T18:01:36.194+01:00cum scireI periodi di cambiamento e transizione sono quelli in cui mi sento più fragile. Ogni avvenimento mi sconvolge rendendomi vulnerabile. Rischio così di entrare in un vortice di passivismo estremo perdendo completamente il controllo sulla mia vita e le mie emozioni; è sconvolgentemente bello mettersi in discussione, lanciarsi in un viaggio che non sai dove ti porterà, poter costruire nuovamente le proprie priorità. Ma questo avviene solo in un secondo momento, quello in cui prendi coscienza di ciò che ti sta accadendo e decidi di riprendere in mano le redini della tua esistenza, dandole un senso nuovo e incamminandoti verso una direzione sconosciuta fino a pochi istanti prima.Chiarahttp://www.blogger.com/profile/11238880075797672155noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5327006342114209861.post-42690881994123239162010-04-13T22:48:00.002+02:002010-04-13T22:56:11.756+02:00<p>La giornata comincia, alla piccola stazione ferroviaria, con un gatto nero che sbuca da una porta socchiusa facendomi morire di paura. Poi si struscia sulle mie gambe, come solo i gatti sanno fare. Allora ci sediamo su di una panchina nella minuscola sala d'attesa. Il rumore del vento è forte, ma micio sembra impegnato nel suo intenso sprimacciare le mie ginocchia. </p><p>Poi il treno. Attraverso una terra vicina e sconosciuta. Verde. Di un verde che ricarica, rincuora, rinvigorisce. I miei occhi si chiudono e la mia mente vagheggia. Perdo i sensi e il treno corre e il tempo passa. Frena. Freno. </p><p>è solo l'inizio.</p>Chiarahttp://www.blogger.com/profile/11238880075797672155noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5327006342114209861.post-20574570284261126012009-12-19T00:24:00.003+01:002009-12-19T01:14:04.197+01:00Quando le strade sono coperte di neve, anche le più grandi, sembrano uniformarsi al resto del paesaggio. Non danno più quella sensazione di pericolo imminente. Le poche macchine che circolano sono costrette a rallentare, come se camminassero su di un marciapiede gigante. E anche io cammino, con Betty al mio fianco. Siamo le uniche nella notte. Ogni nostro passo corrisponde a un buco che presto sarà ricoperto. Rifletto. Guardo le nostre impronte e rifletto. Mi chiedo come siamo arrivati a questo punto. Il punto in cui la curiosità verso il diverso si è trasformata in sospetto generando violenza.<br />Non lo so. Continuo a camminare. Mi lascio guidare dall'istinto primordiale del cane. Annuso la neve. La ascolto. La guardo. La lecco. La tocco. Provo l'impulso irrefrenabile di rotolarmici dentro. Me ne libero.Chiarahttp://www.blogger.com/profile/11238880075797672155noreply@blogger.com0