giovedì 2 gennaio 2014

vuoto

Ho letteralmente bisogno di vomitare tutto quello che ho dentro. Di svuotarmi dai pensieri, dai problemi dalle sensazioni di inadeguatezza e stordimento.
Sogno di saltare sui prati e dormire sulla cima di una collina. Sogno di rompere un vetro e di raccoglierne i mille pezzi in cui si è frantumato. Con calma e pazienza. Uno per volta. Viaggio nel tempo e guardo la mia vita scorrere fino ad arrivare all'oggi. Non riesco a pormi delle domande. Non riesco a capire cosa sto provando. Una molecola di straniamento sta percorrendo il mio corpo in ogni suo centimetro. Parte dalle dita delle mani e non riesco a fermarla in alcun modo. Per scorrere utilizza vene e nervi. Li sta infettando. Voglio trovare il modo di farla uscire. Ma la molecola imperterrita rotola. Sì perché è rotonda.
Allora decido di ignorarla. Penso all'equilibrio. Immagino di camminare su un filo molto sottile a circa trecento metri di altezza dal suolo. Il filo è come l'arcobaleno. Non riesco a capire cosa ci sia ai suoi estremi. Dov'è legato? E con cosa? Io sono nel mezzo, in qualche modo ci sono finita nel mezzo. Ma non ricordo come. Non lo so. Smetto di chiedermelo e cerco di concentrarmi sui miei piedi e sul filo. Così ricordo di avere un piede rotto. La cosa si fa complicata, ma voglio riuscirci. 
Cado. Nel vuoto.